TARANTO – A urne chiuse, in attesa di conoscere il nome del nuovo sindaco di Taranto dopo il turno di ballottaggio, questo pomeriggio riprende a palazzo Chigi il confronto tra governo e sindacati dei metalmeccanici, dopo che il tavolo era stato sospeso il 21 maggio.

Intanto il governo lavora al nuovo decreto che, secondo fonti vicine al dossier, potrebbe arrivare entro due settimane e metterà in campo altre risorse, in fase di definizione. La fine di giugno resta cruciale per il futuro dell’ex Ilva, stretta tra produzione dimezzata, cassa integrazione “esplosa” dopo lo stop all’altoforno 1 fermato dall’incendio e vendita in forse, o comunque a condizioni diverse, agli azeri di Baku Steel. È stato proprio l’incendio all’altoforno 1 di un mese fa e il conseguente sequestro disposto dalla Procura, a far precipitare la situazione dell’acciaieria. Il piano industriale su cui si basava la cessione degli impianti non regge più, perché con un solo altoforno in funzione (l’Afo 2 è in manutenzione e tornerà operativo tra 4-5 mesi), la produzione si è dimezzata e sarà così per 7-8 mesi, come già detto dallo stesso ministro delle Imprese, Adolfo Urso: si passa quindi da 4 a 2 milioni di tonnellate/anno. Dimezzamento che si riflette sui lavoratori: Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria aveva già comunicato ai sindacati la richiesta di cassa integrazione per 3.926 lavoratori, di cui 3.538 nello stabilimento di Taranto.

Il timore è che la Cig possa ulteriore aumentare. Eventualità che i sindacati sono già pronti a respingere. «Vorrebbe dire fare cassa sui lavoratori. L’aspetto prioritario è la questione delle risorse perché diversamente non ci sarebbero le condizioni per garantire la continuità produttiva», avverte il segretario generale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, in vista dell’incontro, da cui «ci aspettiamo le risposte che erano rimaste sul tavolo». L’ex Ilva è «sull’orlo del baratro» e la cassa integrazione «non può essere la soluzione. Non c’è più tempo, la situazione è grave. Il governo deve assumere le decisioni necessarie per dare una svolta», afferma il coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, Loris Scarpa.

Dall’incontro di questo pomeriggio, il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, aspetta «di conoscere piani concreti» e insiste rimarcando che «per noi l’unica soluzione è la nazionalizzazione, con il governo che prende il possesso della società per garantire la liquidità necessaria per la continuità produttiva, la salvaguardia occupazionale e la messa in sicurezza degli impianti».

La situazione incide infatti anche sul negoziato con Baku steel, che alla luce del mutato contesto e dei livelli produttivi ad un terzo della capacità potenziale (6 milioni di tonnellate l’anno) prospettata inizialmente, avrebbero ridotto l’offerta. Tanto che dopo la riunione dei ministri competenti e Invitalia, giovedì scorso a palazzo Chigi, Urso ha evidenziato che la procedura di vendita è competitiva: è stato conferito un mandato negoziale preferenziale con gli azeri, ma anche gli altri attori, gli indiani di Jindal e gli americani di Bedrock Industries «sono ancora in campo e potrebbero anch’essi eventualmente rilanciare».


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Fonte:
https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/taranto/1744250/oggi-il-tavolo-per-lex-ilva-si-va-verso-un-nuovo-decreto.html