Taranto, Lì 01 Luglio 2025
Alla Presidenza Giunta Regionale
Al Capo di Gabinetto
All’Assessore allo Sviluppo Economico
All’Assessora alle Crisi industriali
Al Dipartimento Allo Sviluppo
Alla Sezione Politiche per lo Sviluppo delle Aree produttive e industriali
Al Presidente del Comitato SEPAC REGIONE PUGLIA
OGGETTO: Posizione AIGI TARANTO su Accordo di Programma ex-Ilva. Incontro dell’1 luglio c/o Sala
Regione Puglia della Fiera del Levante
A seguito della riunione tenutasi a Bari il 1 luglio 2025 presso la sala della Regione Puglia della Fiera del
Levante, alla presenza del Governatore della Regione Puglia, Dott. Emiliano, con tutte le parti
istituzionali di governo regionale, con il Sindaco del Comune di Taranto, Bitetti e di Statte, Spada, con
tutte le Associazioni Sindacali, con le Associazioni Datoriali Confindustria Taranto, Confapi ed AIGI, in
riferimento alle determinazioni circa l’istituendo accordo di programma tra il MIMIT e gli enti di governo
territoriali locali, l’associazione AIGI, costituita da n. 65 aziende con una forza lavoro di 4.500 unità,
rappresentando circa il 90% dell’intero dell’indotto ex-ILVA di Taranto, nella persona del Presidente
Ing Nicola Convertino, ha riassunto la propria posizione sulla questione, esposta nel consesso e
schematizzata nei seguenti punti:
1. Premesso che Acciaierie d’Italia, per la produzione di acciaio primario, possiede una Doppia
caratteristica di Strategicità per la nazione Italia, sia in termini di qualità insostituibile con
altri tipi di produzione da rottame, sia dal un punto di vista della difesa e della geopolitica.
Da ultimo, non va dimenticata la sua insostituibilità come motore principale del pil della
provincia jonica e pugliese, così da non poterne mettere in discussione la sopravvivenza.
2. Accertata la sua incondizionata necessità di sopravvivenza, in un processo di
ambientalizzazione ormai ampiamente implementato negli ultimi 10 anni di investimenti, a
differenza di altre acciaierie europee, che hanno visto come opere principali: la realizzazione
delle coperture dei parchi minerali, la costruzione dei filtri MEROS, la copertura dei nastri
trasportatori, tutto il sistema di raccolta e trattamento delle acque meteoriche dei piazzali e
delle banchine, etc. etc., ci si pone davanti al dilemma ed alla sfida del futuro: coniugare
diversi interessi apparentemente contrastanti:
– Continuità produttiva ed auto-sostenibilità economica;
– Decarbonizzazione;
– Tutela degli interessi delle comunità locali
La decarbonizzazione, ossia la rimozione della CO2 dai processi produttivi dell’acciaieria, si può fare in
tre modi diversi:
a. Attraverso l’implementazione di accorgimenti tecnologici ed impiantistici da affiancare all’attuale
assetto produttivo. Soluzione questa che permette di ottenere solo una parziale riduzione della
CO2 senza una rimozione residuale delle fonti inquinanti;
b. Attraverso la costruzione di n. 3 forni elettrici e con un impianto di DRI e con energia elettrica ricavata
dal nucleare.
Questa soluzione, che eliminerebbe le fonti inquinanti e consentirebbe la realizzazione della
decarbonizzazione a basso costo, risulta attualmente non realizzabile, in quanto, a causa del ritardo
nazionale sul programma nucleare, potrebbe ottimisticamente essere traguardata non prima di 15
anni. Condizione questa che va contro la sostenibilità economica e la continuità produttiva ed
occupazionale.
c. Attraverso la costruzione di n. 3 forni elettrici, la cui elettricità può essere ricavata dalle stesse
centrali dell’acciaieria con piccole modifiche impiantistiche tali da permettergli di essere alimentate
a metano e con un impianto di DRI alimentato direttamente a metano con possibilità di una futura
implementazione ad idrogeno green, nell’attesa del nucleare. Questa soluzione prevederebbe la
demolizione di tutti gli altiforni.
Soluzione questa che eliminerebbe quasi totalmente le fonti inquinanti e consentirebbe una
realizzazione molto spinta della decarbonizzazione, garantendo, fin da subito, la continuità
produttiva ed occupazionale, a patto che il costo del gas sia molto basso.
AIGI, quindi, è profondamente convinta che la soluzione di tipo “c”, ossia la decarbonizzazione con la
costruzione di n. 3 forni elettrici con un impianto di DRI con l’utilizzo del gas metano a basso costo,
sia la soluzione ottimale che riesce a garantire contemporaneamente il soddisfacimento dei due
principipali interessi in gioco:
– Continuità produttiva ed autosostenibilità economica;
– Decarbonizzazione
aggiungendo inoltre un terzo e molto più importante risultato: l’eliminazione delle fonti inquinanti.
Tale rivoluzione tecnologica però, deve passare necessariamente dall’impiego del gas a bassissimo
costo, condizione che pare possa essere realizzata nell’immediato solo attraverso un temporaneo
utilizzo di una nave gassificatrice, fino alla realizzazione delle opportune infrastrutture definitive.
Siamo consapevoli che tale prospettiva, pur rispettando i vincoli della continuità produttiva e della
decarbonizzazione, possa creare preoccupazione alle comunità locali che, tutelate dal punto di vista
economico ed ambientale, potrebbero vedere minacciate opportunità alternative di sviluppo, che
andrebbero garantite attraverso un importante impegno in opere compensative da inserire
nell’accordo di programma.
Pertanto, il tavolo istituzionale dell’accordo di programma, per AIGI è il giusto strumento, dove le parti
in causa: governo nazionale, enti locali, associazioni datoriali e sindacali, stakeholder, con pari dignità,
definiscano un piano di azione declinato negli anni e blindato, che contemperi contemporaneamente
tutti gli aspetti sopra definiti, in un clima di concentrazione, serenità ed equilibrio responsabile ed
istituzionale.
L’accordo di programma per essere realizzabile deve contemplare le seguenti condizioni:
1. Una legge speciale per Taranto che:
a. lo blindi e lo renda inattaccabile da perturbazioni esterne, in modo che qualsiasi investitore
abbia la certezza della sua realizzabilità: condizione questa necessaria perché gli imprenditori
facciano gli investimenti sia per l’acquisizione del sito e sia per la costruzione degli impianti.
Condizione questa anche necessaria per il mondo del credito bancario senza il quale queste
opere non si potranno realizzare.
b. Dia poteri straordinari a dei commissari che, sul modello del ponte di Genova, adottino tutti i
provvedimenti straordinari per una sua celere attuazione.
c. Deleghi il coordinamento degli iter autorizzativi principali direttamente ai ministeri competenti
2. Una statalizzazione temporanea, o una goldenpower rafforzata dove lo stato abbia il controllo,
con la partecipazione anche di acciaieri italiani, a garanzia:
– del rispetto del piano in tutte le sue sfaccettature;
– del controllo dell’impiego della ingente somma di danaro pubblico che lo stato italiano si
troverà ad investire attraverso i fondi della Just Transition Fund
3. Un orizzonte temporale più ridotto per la sua attuazione, che veda la demolizione dell’ultima
pietra dell’ultimo altoforno, al massimo nel 2035. Ovviamente un processo di decarbonizzazione
organizzato in fasi progressive, che comincerà già nel 2026 con la cantierizzazione del primo forno
elettrico.
4. Che il posizionamento della eventuale nave gassificatrice sia concordata con le istituzioni locali
nel posto che le stesse riterranno opportuno per meno gravare altri interessi legati al turismo ed
al commercio locale.
5. Che coinvolga comuni limitrofi della cintura tarantina come Crispiano e Massafra esclusi dal
presente accordo e che le cui marine e strade sarebbero e sono intensamente interessate dalla
rivoluzione industriale in atto.
6. Che siano concordate e concesse il massimo delle condizioni di ristoro e risarcimento alle
comunità locali in temi di:
a. Royalties sul gas
b. Opere pubbliche;
c. Partecipazioni dirette della nuova acciaieria nello sport locale ai massimi livelli.
d. Implementazioni o distacchi di aziende parastatali di trasformazione e di impiego dei prodotti
siderurgici;
e. Investimenti in attività produttive
f. Rispetto dell’indotto locale, con premialità di strategicità locale nelle gare, per il solo fatto di
trovarsi in una condizione di logoramento e di non pari condizione di concorrenza. Il
patrimonio aziendale dell’indotto locale è stato compromesso negli anni con infrastrutture
ed attrezzature, in cui l’ambiente aggressivo del sito di Taranto, ne compromette
pesantemente il periodo di vita.
Confidando nella piena responsabilità delle parti in causa, in questo momento storico siamo chiamati
tutti al nostro senso di responsabilità civile e sociale nel trovare la migliore soluzione secondo la nostra
coscienza nel rispettare gli interessi di tutta la nostra comunità. Dalle nostre scelte dipenderanno le
sorti della nostra economia del benessere e della salute delle prossime generazioni
Certi della vostra comprensione, cogliamo l’occasione per salutarVi cordialmente.
Il Pesidente AIGI
Ing. Nicola Convertino
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