Si accende la polemica sulla nuova Autorizzazione integrata ambientale per l’ex Ilva. Mercoledì scorso il gruppo istruttore del ministero dell’Ambiente ha licenziato il nuovo parere istruttorio conclusivo che adesso andrà al vaglio della conferenza dei servizi. È un parere che tiene conto, ma non si sa in quale misura e per quali prescrizioni, delle osservazioni che Acciaierie ha avanzato in due riprese alla prima versione del parere che risale al 2 aprile. La polemica scoppiata ora riguarda il fatto che mentre Acciaierie ha potuto presentare le osservazioni per due volte, alle associazioni, che pure hanno partecipato alla prima fase della discussione presentando le loro proposte, non è stato consentito intervenire nell’aggiornamento del parere istruttorio.

Quello del 2 aprile che AdI ha ricevuto il 9 aprile, è stato infatti subito contestato dall’ex Ilva: troppe prescrizioni ambientali, 477 di numero ma in realtà molte di più perché diverse misure a loro volta si aprivano in sotto misure collegate; costi notevoli, oltre un miliardo di euro; molti interventi inattuabili tecnicamente e, infine, un quadro di regole scollegato a quello che in materia di produzione dell’acciaio stabilisce l’Europa. Queste, per sommi capi, le contestazioni di Acciaierie che ha rimesso al gruppo istruttore un corposo pacchetto di osservazioni. I tecnici, quindi, si sono messi al lavoro per analizzarle, hanno tenuto più riunioni facendo slittare per due-tre volte anche la conferenza dei servizi sull’Aia, e finito l’esame delle osservazioni dell’ex Ilva, è scaturito un nuovo parere istruttorio. Che però non è stato reso noto in quanto Acciaierie ha annunciato una seconda tranche di osservazioni, stavolta però in numero decisamente più contenuto. Il ministero ha perciò invitato i tecnici ad aspettare, in modo da completare definitivamente il lavoro, e si arriva così al 4 giugno, quando, terminato l’esame delle ulteriori osservazioni dell’azienda, il parere istruttorio è stato chiuso.

«Le associazioni escluse, l’azienda privilegiata» protestano Legambiente e Peacelink. «Il 2 aprile 2025 – rilevano – era stato varato il Pic, il Parere istruttorio conclusivo, contenente le 477 prescrizioni tecniche per il rilascio della nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia) allo stabilimento ex Ilva di Taranto». Ma «mentre alle associazioni, portatrici dell’interesse pubblico dei cittadini alla salute ed all’ambiente, non è stata fornita alcuna informativa ufficiale sul contenuto del Pic, il gestore dello stabilimento ha potuto leggerlo, analizzarlo e proporre un’ondata di modifiche criticando i costi eccessivi per l’applicazione delle 477 prescrizioni». Inoltre, si evidenzia, «un nuovo Pic è stato prodotto il 4 giugno 2025, riscrivendo quello che doveva essere un parere “conclusivo”. Alle associazioni ambientaliste non è mai stato ufficialmente comunicato né il primo, né l’ultimo Pic. Siamo dunque di fronte a un procedimento sbilanciato e opaco, che ha calpestato la parità di trattamento tra le parti», rilevano Legambiente e Peacelink che chiedono l’intervento del ministero dell’Ambiente. E per Mario Turco, senatore M5S, «mentre il ministro Urso spalanca le porte ai vertici dell’ex Ilva, le associazioni ambientaliste vengono sistematicamente escluse, private dei documenti e della possibilità di partecipare».

Paventa un ricorso l’avvocato Maurizio Rizzo Striano che difende i Genitori Tarantini nella causa in piedi al Tribunale di Milano: «L’eclatante violazione di queste norme renderà la nuova Aia illegittima. Ne chiederemo l’annullamento in sede di giustizia amministrativa». Ed è scontro tra il ministero delle Imprese e il deputato Pd, Ubaldo Pagano. Dice il Mimit: «Non risulta pervenuta a questa amministrazione alcuna sua richiesta di accesso agli atti in merito al procedimento di rilascio dell’Aia per l’ex Ilva di Taranto». E «peraltro la titolarità di tale procedura non è in capo al Mimit e soprattutto non è prerogativa del ministro».

Risponde Pagano: «Dispiace davvero che il ministro delle Imprese si sia affrettato a contestare le mie affermazioni senza nemmeno prima confrontarsi con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica a cui, come lo stesso Mimit segnala nella nota, ho personalmente inviato la richiesta di accesso agli atti proprio perché di sua stretta competenza». Infine, chiede l’accesso agli atti al ministero dell’Ambiente, riservandosi un ricorso, anche Rosa D’Amato, ex europarlamentare e ora commissaria dei Verdi in Puglia.

D.Pa.

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Fonte:
https://www.quotidianodipuglia.it/taranto/aia_ex_ilva_scoppia_la_bufera_escluso_le_associazioni-8882986.html