Il via libera definitivo previsto per giovedì 2 marzo 2023

L’Aula della Camera voterà la questione di fiducia posta dal Governo per l’approvazione definitiva del Dl Ilva domani dalle 18,15 (le dichiarazioni di voto si terranno dalle 16,45). Successivamente l’Assemblea procederà all’illustrazione dei relativi ordini del giorno, mentre la seduta che porterà al via libera definitivo al testo è fissata per giovedì 2 marzo alle 9 (il provvedimento con misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale va convertito in legge entro il 6 marzo). Lo ha stabilito quest’oggi la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.

Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha posto la questione di fiducia nell’Aula della Camera per l’approvazione definitiva del Dl Ilva, nel testo identico a quello approvato dal Senato. L’Assemblea aveva prima respinto le questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate da M5S e Avs, con 165 voti contrari, 111 favorevoli e 15 astenuti, mentre il Terzo Polo si è astenuto.

L’annuncio del Governo è stato contestato dalle opposizioni che hanno evidenziato la frequenza con la quale l’Esecutivo ricorre allo strumento della fiducia per l’approvazione dei provvedimenti.

 

La conversione di questo decreto “va contestualizzata col piano di decarbonizzazione annunciato dal presidente di Acciaierie Italia, in un piano di investimenti anche da parte del socio privato. È un decreto che garantisce produttività allo stabilimento di Taranto e a quelli collegati in tutta Italia, da Novi Ligure a Genova, presupposto per dare prospettive anche alle oltre 200 aziende dell’indotto nel Paese” ha dichiarato Ilaria Cavo, di Noi moderati, vicepresidente in commissione Attività produttive e relatrice della conversione in legge del decreto.

“La X commissione – ha precisato la relatrice – non ha ritenuto di fare modifiche al testo presentato riconoscendo valore all’approfondimento fatto in Senato e condividendo, anche nella tempistica, l’impianto del decreto proposto dal governo per dare una risposta chiara, immediata a uno degli asset strategici della nostra economia, in carenza di liquidità anche a causa dell’aumento dei costi energetici. Quella dell’Ilva e’ una storia complessa – ha aggiunto Cavo – dal 2012 determinata anche dal sequestro degli impianti di Taranto e da un susseguirsi di provvedimenti per cercare la sintesi tra le esigenze di produzione, occupazione, salute, ambiente. Un obiettivo che questo decreto, dove non a caso viene piu’ volte utilizzato il termine ‘bilanciamento‘, si pone”.

Intanto quest’oggi l’Associazione Indotto AdI e General Industries ha incontrato questa mattina il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: sul tavolo le recenti vicende che hanno visto il Governo italiano intervenire, in qualità di socio pubblico attraverso Invitalia, per risollevare le sorti del siderurgico tarantino, dichiarato di importanza strategica per gli interessi nazionali.

“Una situazione che porta la nostra Associazione – afferma il presidente di A.I.G.I., Fabio Greco, in una lettera indirizzata al ministro – forte preoccupazione in merito all’attuazione del piano industriale, alle modalità ed alle tempistiche entro le quali si realizzerà l’ambientalizzazione dello stabilimento e la sua svolta in tema green”.

 

“Le aziende dell’indotto di Taranto – continua il presidente dell’Associazione A.I.G.I. – sono storicamente, le naturali estensioni organiche e funzioni degli insediamenti produttivi delle Grandi Imprese Joniche in una logica di “Distretto Industriale”. Per questo motivo ci preme particolarmente affrontare quelle tematiche la cui risoluzione non è più possibile procrastinare: ne va del futuro economico e sociale del nostro territorio. Riteniamo, infatti, che lo stabilimento siderurgico ed il suo indotto siano realtà complementari e fortemente interconnesse tra loro, i cui interessi coincidono. A prescindere dagli equilibri che potranno essere raggiunti all’interno della Governance tra il Socio Pubblico e Privato, ciò che vogliamo, ancora una volta, sottolineare è l’assoluta necessità del mantenimento dell’attuale modello di Governance Pubblico/Privato. Garanzia, questa, di un giusto equilibrio tra produttività e tutela dell’Interesse Pubblico. Rifuggiamo dal concetto anacronistico di statalizzazione, foriero di vecchi incubi e fallimento eclatanti e di poltronifici politici”.

 

Per il presidente Greco è imperativo tornare a produrre:

“La cassa integrazione costa – aggiunge – e non garantisce futuro né alle 5.000 famiglie coinvolte né al resto del territorio, che rischia, a catena, un impoverimento senza fine. L’Associazione A.I.G.I. è a favore di una fabbrica ambientalizzata e degli investimenti necessari a renderla tale, ma ci vorrà tempo: noi nel frattempo non possiamo vivere in una situazione di perenne emergenza. Inoltre, se non si riprende a produrre, come farà il Governo a finanziare la CIG oltre che ai dipendenti ADI, anche ai 5.000 diretti ed indiretti dell’indotto?”.

Alla luce di queste dichiarazioni, l presidente Greco specifica le richieste che saranno sottoposte all’attenzione del ministro Urso: innanzitutto l’applicazione dell’art. 17 ter D.P.R. 633/72, riguardante l’operazione con scissione dei pagamenti (Split Payment e certificazione del credito) in virtù della partecipazione statale all’interno della società ADI con possibilità successiva di compensazione in F24 di contributi rateali e previdenziali/assistenziali. Poi, il riconoscimento dei crediti delle imprese dell’area di crisi di Taranto come privilegiati e la possibilità per tutte le aziende dell’indotto dell’area di crisi di Taranto di avviare la CIG con pagamento diretto da parte dell’INPS indipendentemente dall’indice di liquidità. L’Associazione chiede, inoltre, l’attivazione di una cabina di regia condivisa tra azienda, istituzioni e indotto nella quale

“condividere strategie per valutarne insieme la strada migliore per tutelare l’ambiente, la produzione e il tessuto sociale in quanto abbiamo bisogno di pianificare, progettare e soprattutto concretizzare”.

Altrettanto fondamentale è l’apertura della misura “rilascio area di crisi industriale Legge 181/89” a fronte del credito proveniente dall’amministrazione straordinaria del 2015 creando così possibilità di investimentidiversificazioni produttivi e recupero di posti di lavori diretti ed indiretti. Infine, l’Associazione Indotto AdI e General Industries chiede al ministro Urso di farsi garante del ripristino immediato dei normali flussi di lavoro nonché di un regolare pagamento dei crediti maturati dalle Aziende dell’Indotto.

“Solo così – conclude il presidente Greco – possiamo evitare un default che rischia di coinvolgere tutte le aziende dell’indotto tarantino”.

 

Fonte: CorrierediTaranto