Intervista al presidente di AIGI, Fabio Greco. “La nostra fuoriuscita da Confindustria? Quell’esperienza si è chiusa perché nuove esigenze, e nuove sfide, non sono state raccolte”

Presidente Greco, le voci sul futuro dell’ex Ilva si rincorrono anche a Ferragosto. Gestione interamente in capo allo Stato, un nuovo soggetto privato al posto dei franco-indiani, cosa ritiene sia più utile fare alla fine?

“Devo confessarle che questo dibattito mi appassiono poco, è più vicino al mondo della politica che a quello delle imprese. Acciaierie d’Italia rappresenta un grande patrimonio industriale per il Paese, la nostra nazione deve continuare a produrre acciaio di qualità nel rispetto delle leggi e della salute dei tarantini”.

I rapporti tra committenza e sistema dell’indotto come sono in questo momento?

“I rapporti risentono, come in ogni dinamica produttiva, delle diverse fasi congiunturali che attraversano l’economia italiana e quella internazionale. Alti e bassi, per così dire, fisiologici. Di una cosa però credo nessuno possa più dubitare ormai…”.

Di cosa?

“Senza il comparto dell’indotto quella fabbrica non va da nessuna parte, diviene un’anatra zoppa. Le nostre imprese rappresentano il nerbo non solo produttivo, ma anche culturale direi, della siderurgia jonica. In futuro sarà importante unire di più, e meglio, le due realtà di Taranto e Genova. Penso a convergenze su singoli progetti tra le nostre e le loro aziende. Bisogna far uscire la siderurgia dai confini localistici, troppo spesso angusti e autolimitanti”.

Convergenze su singoli progetti. Ci faccia qualche esempio?

“In autunno AIGI, la nostra associazione datoriale, organizzerà un convegno sulla siderurgia a Taranto. Ci saranno anche rappresentanti del mondo economico ed istituzionale del capoluogo ligure. Accademici ed esperti internazionali. La città deve divenire capofila di un nuovo modello di progresso. Serve diversificare ma serve, altresì, conservare l’esistente migliorandolo”.

Perché decideste di uscire da Confindustria?

“Semplice: ogni cosa ha i suoi tempi. Quell’esperienza si è chiusa perché nuove esigenze, e nuove sfide, non venivano più contemplate nella politica di quell’organizzazione. La disintermediazione di cui si parla tanto, la debolezza crescente dei vecchi corpi intermedi, nasce da queste situazioni. AIGI raccoglie sempre più consensi e adesioni, di recente abbiamo preso anche una nuova sede. Siamo contenti così”.

Come giudica gli enormi ritardi che si sono accumulati sui Giochi del Mediterraneo?

“Da imprenditore prima, e da tarantino dopo, sono molto preoccupato. Non è un bel segnale quello che la città sta rilanciando all’esterno, nel resto d’Italia. I Giochi cambieranno comunque il futuro di Taranto. Speriamo che possano cambiarlo in bene”.

La città è sempre più sporca, le tariffe per la raccolta dei rifiuti urbani però sono tra le più alte del Paese. C’è addirittura chi invoca l’intervento dell’Esercito.

“Spero si possa venir fuori al più presto da quella che è stata, giustamente, ribattezzata come un’emergenza della nostra estate. Certo che parlare di turismo, di cultura dell’accoglienza, di alternative insomma alla monocultura produttiva di Taranto, con questi chiari di luna diviene a dir poco proibitivo”.

 

Fonte: CosmoPolis