Con una offerta da un miliardo di euro, e futuri investimenti per quattro miliardi, Baku Steel Company si prende – insieme alla potente holding statale azera Azerbaijan Investment – lo stabilimento siderurgico di Taranto e gli impianti collegati del gruppo Acciaierie d’Italia.
Questa la scelta dei commissari straordinari di AdI, che verrà ratificata a breve dal Mimit, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.Si aprirà quindi una nuova era, con i padroni azeri che puntano ad una Ilva 2.0 alimentata a gas, veicolato dal loro Paese anche grazie ad una nave rigassificatrice. A quanto si è appreso, il “vincitore prende tutto”: respinta (per ora) la richiesta di joint venture avanzata da Jindal. Lo Stato italiano sarà della partita con una partecipazione di minoranza, del 10%, di Invitalia, mentre un ruolo potrebbero averlo anche Cassa Depositi e Prestiti e Sace.
La giornata decisiva
Sono stati i commissari Tabarelli, Quaranta e Fiori con i consulenti di Boston Consulting Group a preparare il documento da sottoporre al ministro Urso. Il tandem composto da Baku Steel e Azerbaijan Investment (che vuol dire di fatto il governo azero) è l’unico titolare della cosiddetta “seconda fase”, la negoziazione in esclusiva. Ma nulla osta il coinvolgere altri soggetti, a scelta degli azeri – magari la stessa Jindal.
L’incubo dazi e la reazione dell’Unione Europea
La Commissione europea ha pubblicato il suo piano d’azione per l’acciaio e i metalli, che interviene per mantenere e ampliare le capacità industriali europee, rafforzare la competitività del settore e garantirne il futuro. “L’industria siderurgica europea è fondamentale per l’economia dell’Ue, fornendo materie prime a settori chiave come l’automotive, le tecnologie pulite e la difesa. Una solida industria dell’acciaio e dei metalli in Europa è cruciale per garantire la sicurezza dell’Ue nel contesto geopolitico attuale e per realizzare il piano ‘Readiness 2030′, anch’esso presentato oggi”, dicono da Bruxelles.
“Allo stesso tempo, il settore si trova a un punto di svolta critico, affrontando costi energetici elevati, una concorrenza globale sleale e la necessità di investimenti per ridurre le emissioni di gas serra. Il piano viene introdotto in un momento in cui misure distorsive del mercato, come il sostegno non di mercato alle sovraccapacità globali e i dazi ingiustificati sull’acciaio e sull’alluminio dell’Ue, possono avere un impatto negativo sulla nostra economia”, si legge ancora nella nota che accompagna il piano. “L’industria siderurgica è sempre stata un motore centrale della prosperità europea. L’acciaio di nuova generazione, pulito, deve continuare a essere prodotto in Europa. Ciò significa che dobbiamo sostenere i nostri produttori di acciaio, che affrontano forti venti contrari sul mercato globale. Per garantirne la competitività, dobbiamo ridurre i costi energetici e aiutarli a introdurre sul mercato tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio. Con il piano d’azione di oggi offriamo soluzioni concrete per un’industria siderurgica europea fiorente”, le parole della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
Il piano d’azione prevede misure per garantire un approvvigionamento energetico sicuro e conveniente per il settore, attraverso l’uso degli accordi di acquisto di energia, e incoraggia gli Stati membri a sfruttare la flessibilità fiscale sull’energia e le tariffe di rete ridotte per ridurre la volatilità dei prezzi dell’elettricità. Il piano sostiene inoltre l’accesso più rapido alla rete per le industrie ad alta intensità energetica e promuove l’uso crescente dell’idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio nel settore”.
La decarbonizzazione
Riguardo alla decarbonizzazione del settore, il futuro Industrial Decarbonisation Accelerator Act introdurrà criteri di resilienza e sostenibilità per i prodotti europei negli appalti pubblici, al fine di stimolare la domanda di metalli a basse emissioni prodotti nell’Ue, creando mercati guida. La Commissione destinerà 150 milioni di euro attraverso il fondo di ricerca per il carbone e l’acciaio nel 2026-27, con altri 600 milioni di euro tramite Horizon Europe dedicati al Clean Industrial Deal. Nella fase di espansione, la Commissione punta a 100 miliardi di euro attraverso la Banca per la Decarbonizzazione Industriale, attingendo al fondo per l’innovazione e ad altre fonti, con un’asta pilota da 1 miliardo di euro nel 2025 focalizzata sulla decarbonizzazione e l’elettrificazione dei processi industriali chiave.
Il nuovo decreto
Intanto fa discutere l’ultimo decreto approvato dal Governo Meloni sull’ex Ilva. In una nota la segretaria del Pd provinciale Anna Filippetti parla di “ennesimo schiaffo a una città che da anni chiede giustizia, salute, dignità. Non è una svolta, è un atto di resa. Non una risposta al futuro, ma l’ennesima toppa burocratica che lascia tutto com’era: acciaio, inquinamento, silenzi”.
La complessa questione Ilva, con il decreto del governo e le reazioni della politica, sarà tra i temi del nuovo numero del nostro settimanale cartaceo in edicola da domani, venerdì 21 marzo.
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Fonte:
https://buonasera24.it/news/cronaca/883929/acciaierie-d-italia-il-miliardo-di-baku.html