BARI – La partita si chiude oggi. Sul tavolo dell’esecutivo e dei commissari di acciaierie d’Italia dovrà arrivare tassativamente entro oggi, secondo la data indicata dal ministro per le Imprese Adolfo Urso, l’offerta vincolante e definitiva per l’acquisizione degli impianti del gruppo. La proposta dovrà essere compiuta e dettagliata tutti i suoi aspetti affinché entro giugno si possa concludere l’operazione di vendita vera e propria. Dall’inizio della partita, le offerte per l’acquisizione degli stabilimenti ex Ilva sono state dieci, con tre proposte per l’intero complesso aziendale, ormai ben note ovvero: Baku Steel Company in collaborazione con Azerbaijan Investment Company, Bedrock Industries Management Co Inc e Jindal Steel International. Si tratta di tre players internazionali, tre veri e propri colossi della produzione dell’acciaio nel mondo: i primi azeri, i secondi legati ad un fondo americano e i terzi indiani.

Incontrando le parti sociali a Palazzo Chigi per illustrare la tempistica, gli obiettivi e gli ultimi sviluppi relativi alla procedura di vendita degli impianti del Gruppo ex Ilva, martedì, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha blindato il lavoro di valutazione delle proposte in corso e ha chiesto a tutti massimo riserbo sull’operazione fino al termine della trattativa che, dopo il passaggio formale di oggi, partirà entro la seconda metà di questo marzo direttamente con il nuovo acquirente degli impianti del gruppo Acciaierie d’Italia.

E qui, da qualche giorno, si è affacciata una nuova ipotesi. A correre per l’acquisizione, con buone prospettive di arrivare al risultato, potrebbe esserci una nuova cordata composta da Baku Steel e da Jindal. Una “joint venture” nata a posta per assicurarsi l’operazione di acquisto degli impianti e, in particolare, di quello a ciclo continuo integrale di Taranto che rappresenta il piatto più ghiotto nella tavola apparecchiata dai commissari straordinari di Acciaierie d’Italia per metter in mostra i gioielli di famiglia sperando nel miglior acquirente possibile.

Per l’Ilva, l’esecutivo conferma gli obiettivi strategici dell’operazione, a partire dalla massima occupazione lavorativa possibile, sia negli impianti sia nell’indotto dell’ex Ilva e la piena decarbonizzazione della produzione. Già a partire da domani, i commissari, dopo le dovute verifiche e il confronto delle offerte ricevute oggi, chiederanno al Mimit l’autorizzazione per avviare negoziato in esclusiva con soggetto ritenuto migliore. Quanto alla tanto dibattuta presenza dello Stato in quota societaria, lo stesso ministro Urso ha detto di aver «manifestato la possibilità che ci sia una partecipazione pubblica, largamente minoritaria, non finanziaria, per avere un presidio di salvaguardia. A tal proposito è stato predisposto un emendamento che andrà presto in aula». Si parla di una quota del 10%. Gli azeri, inoltre si sarebbero mostrati disponibili a concordare con il governo la scelta del nuovo management quale ulteriore garanzia da offrire all’Italia. Il governo, inoltre, ha mantenuto impegni anche sul fronte occupazionale con l’accordo su Cigs, su ristori ad aziende dell’indotto. E a tal proposito, sarà convocato un tavolo sindacale subito dopo l’assegnazione degli impianti del gruppo. Successivamente ci sarà un’assemblea con i lavoratori a Taranto per spiegare i motivi che hanno portato l’esecutivo alla scelta dell’acquirente. Lo stesso Urso ha sottolineato più volte la volontà del governo di coinvolgere al massimo le istituzioni locali.

Resta un punto delicato di tutta questa storia. La trattativa prolungata è andata avanti con lo stabilimento in attività e i commissari hanno fatto i salti mortali per tenere fede agli impegni presi con la presentazione del Piano di sostenibilità necessario a mantenere in vita gli impianti fino al closing della procedura di vendita. L’obiettivo è chiudere la partita entro giugno per evitare che il governo sia costretto a reperire nuove risorse di liquidità per garantire la sopravvivenza e la continuità produttiva ad Acciaierie d’Italia in As. Non si tratta, però, di operazioni semplici, né tantomeno rapide. Per giungere all’accordo con ArcelorMittal nel 2018 servì un anno di tempo.


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Fonte:
https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/taranto/1674887/ex-ilva-prende-quota-lipotesi-di-cordata-mista-baku-jindal.html